La famiglia
Sono nato a Udine il 14 maggio 1959.
Mi chiamo Enrico in onore della mia bisnonna Enrica Zuliani Bertossi, scomparsa quando non ero ancora nato, di cui i vecchi udinesi conservavano un nitido ricordo. Fu lei, il 25 aprile 1927, a fondare l’azienda di famiglia nella zona di Udine sud, la Lavanderia Meccanica Friulana, con intuizioni imprenditoriali moderne e innovative. Nel 1945 iscrisse l' azienda all' associazione industriali appena fondata. Grande lavoratrice, donna energica e forte, andava in moto e fumava il sigaro.
I nazisti prima della liberazione e gli inglesi poi le requisirono casa e stabilimento ma alla fine riuscì a continuare l’attività lasciandola nelle mani delle generazioni successive, compresa la mia. Quegli anni difficili non le impedirono grandi slanci di generosità tra i quali mi piace ricordare la protezione di una giovane ragazza madre alla quale assicurò casa, lavoro e un futuro per il figlio, che divenne il nostro capofabbrica per quarant' anni.
Con la casa annessa all’azienda si capisce come il mio destino imprenditoriale fosse segnato visto che se ne respirava l’aria in ogni minuto della giornata e anche i giochi tra bambini si svolgevano abusivamente in fabbrica col nonno che ci rincorreva con la scopa.
Da bambino ho appreso alcuni fondamentali che si insegnano oggi nelle scuole di management: il vero valore di una azienda sono i dipendenti che vanno sempre pagati il giusto e puntualmente così come i fornitori. Correttezza e serietà sono regole sempre osservate tuttora nella nostra famiglia.
Mio nonno Aldo, che contrariamente alla bisnonna in vita sua non ha mai preso la patente e guidato qualcosa di diverso dalla bicicletta, quando il pomeriggio doveva andare in centro dal barbiere, al cinema e a fare la briscola con gli amici in osteria (poche centinaia di metri, per la verità) diceva “o voi a Udin” come se affrontasse un viaggio epocale.
Alla scuola elementare Ada Negri di via Melegnano ho avuto un grande maestro, uomo di cultura e famoso udinese, Mario Quargnolo, critico cinematografico del Messaggero Veneto e scrittore. A lui devo una certa padronanza della lingua italiana scritta.
Al caso devo l’essere stato compagno di banco di un discendente della famiglia Gentilli, perseguitata in quanto ebrea nella prima metà del novecento, di cui sono tuttora grande amico, con un esempio di integrazione, amicizia e solidarietà molto formativo.
Al liceo
Le scuole medie le ho frequentate alla Manzoni di piazza Garibaldi. Erano gli anni immediatamente successivi al sessantotto e avevamo una insegnante che si sforzava di convincerci che in Unione Sovietica vivevano meglio di noi. Fortunatamente la professoressa di storia e geografia era di opinione molto diversa ed è lì che ho iniziato a comprendere che bisogna ascoltare tutti ma ragionare con la propria testa senza portare il cervello all’ammasso.
Il destino doveva bussare nuovamente al liceo scientifico Giovanni Marinelli con due amici e compagni di banco che per versi diversi lasceranno il segno: Mario, figlio di Giancarlo Leoncini capo della segreteria del primo presidente della regione Alfredo Berzanti, e Alberto, figlio dello storico e autonomista Gino di Caporiacco.
Insieme al liceo iniziammo a fare attività politica, con volantini stampati a ciclostile e presenza nelle assemblee, in una posizione moderata e legata al Friuli senza farsi intimidire dagli scontri, anche fisici, tra l’ala di sinistra dei giovani comunisti e degli extraparlamentari di estrema sinistra e l’ala destra dei giovani del Fronte della Gioventù.
Fu con loro che iniziammo a frequentare il professor Tarcisio Petracco, promotore del comitato per l’Università friulana, appoggiandone le iniziative nell’ambito studentesco.
E fu proprio con Gino di Caporiacco, allora consigliere comunale, che io e suo figlio (scomparso recentemente) assistemmo nel febbraio del 1975 alla seduta del consiglio comunale che elesse per la prima volta sindaco Angelo Candolini.
Avevo quindici anni e non potevo nemmeno immaginare che soli cinque anni dopo, nel 1980, sarei stato eletto a mia volta consigliere comunale nelle file della Democrazia Cristiana con un significativo numero di preferenze. Certamente fu quella serata che impresse in me un rispetto e una devozione per le istituzioni e per la mia città che ancora oggi non mi hanno abbandonato.
Frequentando Enrico Leoncini, fratello di Mario, mi avvicinai alla Democrazia Cristiana nel 1976 e mi iscrissi nel 1977, una volta raggiunta la maggiore età.
Nel 1978 venni eletto delegato comunale dei giovani dc con un direttivo che comprendeva, oltre a Leoncini, anche il povero Adriano Ioan con cui abbiamo condiviso un lunghissimo percorso politico. Nel 1983 divenni delegato regionale dei giovani dc.
L’ impegno
Sono grato a chi in quegli anni, come il senatore Mario Toros, l' onorevole Giorgio Santuz e il professor Michelangelo Ribezzi, mi spinse a non abbandonare gli studi per la politica e così feci. Dopo aver svolto il servizio militare come vigile del fuoco volontario ausiliario come moltissimi della generazione post terremoto ho stretto i denti e ho lavorato duramente per inserirmi in azienda, studiando una volta terminato il lavoro e facendo politica la sera e nel tempo libero. Una fatica immane che portò, anche qui le coincidenze, alla laurea in giurisprudenza al mattino e al primo ingresso in giunta comunale alla sera col sindaco avvocato Piergiorgio Bressani il giorno 29 ottobre 1985. Aggiungo, con un pizzico di orgoglio, che il mattino seguente alle otto ero regolarmente al mio posto in ufficio in azienda.
Nel 1990 fui riconfermato per la terza volta consigliere comunale e divenni vicesindaco dell’ avvocato Pietro Zanfagnini, un galantuomo che fece il sindaco nel periodo politicamente più complicato e teso della storia cittadina e nazionale.
La politica non mi ha mai distratto dai doveri e dall’ impegno imprenditoriale e in azienda abbiamo sempre garantito lavoro e tranquillità ai nostri dipendenti che sono cresciuti dai trentacinque degli anni ottanta fino ai centoventi del 2003, anno in cui abbiamo compreso per primi nel nostro settore che le aggregazioni tra aziende piccole e medie in soggetti più forti e organizzati a livello nazionale avrebbero dato più sicurezza e futuro economico.
Da imprenditore sono stato spesso gratificato di incarichi importanti come la presidenza nazionale della nostra associazione di categoria, la nomina nel comitato centrale dei giovani imprenditori di Confindustria e la presenza nel consiglio direttivo dell’associazione industriali di Udine.
In rappresentanza del settore industria il 1° ottobre 1998 sono stato eletto all’ unanimità dai rappresentanti delle categorie economiche presidente della Camera di Commercio di Udine rilanciandone il ruolo e il prestigio a sostegno dell’economia friulana con iniziative di rilievo internazionale. Durante la presidenza rafforzo la presenza camerale nei consorzi di sviluppo industriale ed alzo notevolmente il “target” dei prodotti “made in Friuli” con iniziative promozionali d’alto livello (le settimane della moda a Milano, la manifestazione del “Mese Friuli-New York”, l’abbinamento champagne-prosciutto di S. Daniele a Reims e la valorizzazione di piazza San Giacomo a Friuli Doc) oltre a dare impulso per la stampa o la ristampa di importanti libri tra cui "Un amore chiamato Friuli” di Luigi Cremona, Touring Club Italiano, 2001, “Friuli Venezia Giulia – Guide d’ Italia”, Touring Club Italiano, 2004, “Cinquant’ anni. Il miracolo del Friuli.” di Bruno Vespa, CCIAA Udine, 2003, “Vecchia e nuova cucina di Carnia” di Gianni Cosetti, ristampe 2001, 2008, “L’ arte della buona cucina” di Vinicio Dovier, 2001, “Il mondo di Bepi Salon. Ricordi, ricette, erbe e funghi.”, 2005, “Sopis e mignestris” di Germano Pontoni e Giorgio Busdon, 2000, “Guida ai vini doc della provincia di Udine”, CCIAA di Udine, 2000-2001, “Guida ai vini del Friuli Venezia Giulia”, CCIAA del FVG, 2002-2008.
Lascio l’ente camerale il 24 giugno 2003, per ricoprire, quale tecnico esterno, il ruolo di assessore regionale alle attività produttive nella giunta Illy. In questa veste opero un radicale cambiamento della normativa regionale nei settori delle piccole e medie imprese, del commercio, turismo, cooperazione, grande distribuzione.
In particolare con il piano della grande distribuzione si è reso impossibile aprire nuovi centri commerciali che venivano autorizzati di volta in volta con norme saltuarie fino al 2003. Purtroppo quelli approvati sino a tale data sono irrevocabili ma con il nuovo piano della grande distribuzione approvato dalla giunta Illy è impossibile autorizzare nuove zone commerciali HC.
Promotore di diversi provvedimenti, nel corso della legislatura ho seguito e ottenuto la nascita del parco scientifico tecnologico di Udine, l’approvazione della legge sullo sviluppo competitivo delle PMI (ancora oggi chiamata in tutta Italia “legge Bertossi”), il testo unico sul commercio che ha regolamentato le aperture domenicali consentendo ai comuni di ridurne senza limiti il numero, la riforma dell’organizzazione turistica e il testo unico sulla cooperazione, seguendo e promuovendo eventi di livello assoluto come “I giochi olimpici della gioventù europea a Lignano Sabbiadoro nel 2005”, “Le gare di coppa del mondo di sci femminile a Tarvisio nel 2007”, “I campionati del mondo di corsa su strada a Udine nel 2007” e lo storico concerto di Bruce Springsteen a Villa Manin.
Per Udine e per i nostri figli
La cosa migliore della mia vita però l’ho fatta, insieme a Elisabetta, nel 2006 e nel 2009 con i nostri figli Maria Sole e Marco, a cui dedichiamo moltissimo tempo accompagnandoli in un percorso di vita che auspichiamo non li costringa ad allontanarsi dalla loro città in cerca di fortuna come purtroppo molti giovani sono costretti a fare in Italia. Accompagnarli a scuola, in palestra e nelle varie attività pomeridiane così come andare al mercato a fare la spesa sono momenti di vita normale che ti mettono realmente a contatto con la gente e le difficoltà che tutte le famiglie incontrano di questi tempi.
Per questo ho deciso di impegnarmi in prima persona come candidato sindaco della mia città.
Prima Udine.
Prima delle ambizioni personali. Prima di parlare dello spessore di certe candidature improvvisate. Prima dei giochi nei partiti e tra i partiti, nelle civiche e fuori dalle civiche. Prima delle trattative e delle spartizioni tra candidati al parlamento, alla regione e al comune. Prima degli interessi di parte.
Prima Udine, convinta, attiva, che condivide un progetto organico di rilancio.
Prima Udine con il dialogo con i cittadini, con gli operatori economici, i professionisti, le persone che vogliono bene alla città e la vogliono preservare per i loro figli e i loro nipoti, senza imporre scelte approssimative.
Prima Udine anche per quelli che sono venuti con le loro famiglie da paesi lontani a vivere e lavorare nella nostra città nel rispetto reciproco.
Prima Udine per tutti i giovani udinesi e friulani che hanno dovuto in questi anni cercare lavoro all’estero o lontano da casa e che vorrebbero ritornare in una città forte economicamente e all’avanguardia dal punto di vista sociale.
Tutti insieme, certo, perché ha ragione l’arcivescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato quando afferma che ci si deve interrogare su “come attraversare altri sconvolgimenti epocali senza smarrire l'identità delle comunità e rafforzare una rete virtuosa di collaborazione” e suggerisce le "frecce direzionali" per chi si impegna a livello politico e amministrativo per custodire la socialità delle comunità, che dovrebbe essere "primo obiettivo della buona politica: avvicinarsi, proteggere, condividere, appartenere".
Lo sviluppo economico passa attraverso le mani e le idee di tutti: da quelle di udinesi appassionati, dagli operatori economici fino a intellettuali e operatori culturali come la fotografa Ulderica Da Pozzo, che del suo nuovo libro fotografico su Udine dice che “vuole essere anche un omaggio per ridare alla città la sua vera natura, quella di centro artistico e culturale di primaria importanza, e anche di emporio votato al commercio e all'artigianato, punto di riferimento e d’incontro dell'intero territorio friulano”. A mio avviso questo è il punto: un progetto di sviluppo complessivo con la città che si rimbocca le maniche e crede nel proprio futuro. Qualcuno dirà che il Comune non ha competenze in ambito economico. Nulla di più sbagliato! Il Comune deve essere il motore principale del rilancio economico della città, con spirito propositivo e una accurata regia di più fattori, che possono essere decisivi.