Il futuro di Udine e l’arresto del suo evidente declino passano attraverso una forte ripresa dell’economia cittadina. Se il centro è forte economicamente lo è tutta la città, perché solo attraverso il volano generato dalle attività produttive nel suo cuore pulsante si potranno trovare risorse per dare risposte a periferie, quartieri e cittadini che soffrono e si sentono abbandonati.
Non possiamo pensare solo al centro storico però, perché vi sono attività altrettanto importanti in altre strade e quartieri della città. Nessuno deve sentirsi messo da parte.
Mi permetto di portare un mio piccolo contributo al dibattito che nei prossimi mesi troverà numerose opportunità di confronto e approfondimento con l’opinione pubblica.
Lo sviluppo economico passa attraverso le mani e le idee di tutti: da quelle di udinesi appassionati, dagli operatori economici fino a intellettuali e operatori culturali come la fotografa Ulderica Da Pozzo, che del suo nuovo libro fotografico su Udine dice che “vuole essere anche un omaggio per ridare alla città la sua vera natura, quella di centro artistico e culturale di primaria importanza, e anche di emporio votato al commercio e all’artigianato, punto di riferimento e di incontro dell’intero territorio friulano”.
A mio avviso questo è il punto: un progetto di sviluppo complessivo con la città che si rimbocca le maniche e crede nel proprio futuro.
Qualcuno dirà che il Comune non ha competenze in ambito economico. Nulla di più sbagliato! Il Comune deve essere il motore principale del rilancio economico della città, con spirito propositivo e una accurata regia di più fattori, che possono essere decisivi.
Innanzitutto un progetto turistico e commerciale molto forte e condiviso:
• Una forte politica dell’incoming turistico sia nei confronti dell’Austria, recuperando storici rapporti, sia nei confronti di Slovenia, Croazia, Germania e degli altri paesi a noi vicini.
• Una o due grandi mostre all’anno di livello internazionale capaci di attrarre visitatori dall’Italia e dall’estero.
• Rimodulazione dell’offerta commerciale del centro storico, attivando, ad esempio, un progetto di outlet del lusso in alternativa a quelli di San Donà e Palmanova, come fatto dalla città di Biella.
• Eventi collaterali di qualità in tutti i fine settimana dell’anno coinvolgendo tutte le realtà esistenti e i giovani della città, che potrebbero trovare così anche degli sbocchi lavorativi. Teatro, gastronomia, vino, conservatorio musicale, cultura sono solo alcuni esempi dell’enorme patrimonio di cui disponiamo e che dobbiamo mettere in rete.
• Pacchetti turistici e iniziative promozionali innovative che coinvolgano gli alberghi, i locali pubblici, i negozi e gli artigiani della città.
• Attivazione di una serie di servizi a sostegno del progetto, dal sistema dei parcheggi all’accoglienza dei bambini, dall’arredo urbano, all’assistenza nelle consegne e deposito di quanto acquistato, e via dicendo.
• Un serio programma di formazione professionale per chi opera con la clientela che faccia diventare Udine la città del sorriso e dell’accoglienza.
• Un manager di destinazione con il compito di attuare e gestire l’intero progetto di rilancio turistico e commerciale di Udine.
Si dirà, chi paga tutte queste cose? Innanzitutto sono investimenti e non spese senza alcun ritorno. In secondo luogo un budget complessivo che veda da parte del Comune un reinvestimento delle risorse che gli derivano dagli utili del sistema parcheggi a pagamento e dalle imposte pagate dagli stessi operatori del centro, oltre che un forte e doveroso sostegno della Regione, della Camera di Commercio che ho avuto l’onore di presiedere, promuovendo il Friuli in Italia e nel mondo, e della Fondazione Crup, partirebbe già con cifre rilevanti.
A ciò si aggiunga anche il contributo di sponsor privati che, una volta resa credibile l’attrattività turistica e commerciale di Udine, potrebbero aggiungersi allo sforzo delle istituzioni.
Personalmente credo che il cuore pulsante di questa attività, soprattutto come sede espositiva per le grandi mostre e momento di aggregazione per giovani e bambini della città, potrebbe essere l’edificio dell’ex Upim, con un forte intervento di ristrutturazione e il collegamento aereo con una passerella chiusa, in vetro, con Casa Cavazzini. Si creerebbe nel cuore della città un polo di attrazione culturale formidabile con ricadute importanti per l’intero tessuto cittadino.
Ma certamente ciò non basta per dare un futuro lavorativo ai giovani della città. Dobbiamo far diventare Udine quello che è stato il garage da dove hanno iniziato i fondatori della Apple, forti solo delle loro idee e delle loro visioni sul futuro.
I giovani, siano udinesi di prima generazione o udinesi di antica generazione come lo sono i miei figli, devono trovare nella loro città il terreno fertile per lanciarsi in nuovi progetti legati alla new economy o più semplicemente ai mestieri del futuro o a quelli della grande tradizione artigianale e tecnologica italiana.
Udine, grazie ad Arturo Malignani, è stata una delle città del mondo più all’avanguardia tecnologicamente. Perché non possiamo pensare in grande e dare ai nostri giovani l’opportunità di essere loro i protagonisti del futuro della loro città?
Su questo avrà un ruolo decisivo il sistema scolastico cittadino che dovrà ispirarsi al fondamentale amalgama tra innovazione, lingue straniere e materie scientifiche nell’istruzione volta alle nuove generazioni. E la nostra Università, che deve dare un’ idea della tecnologia disponibile nei prossimi venti anni e trasmettere al tessuto industriale ed economico friulano competenze e laureati professionalmente adeguati.
Sottoscrivo in pieno il progetto del “kilometro digitale” lanciato da Gianpietro Benedetti, presidente della Danieli di Buttrio, di cui “è chiaro il percorso e gli obiettivi, a partire dal coinvolgimento delle università e delle imprese che si dedicano a vari filoni di ricerca che, per una buona parte, può essere condivisa, mentre per quella restante o comunque quando diventa un fatto significativo per uno dei partner, il tratto finale viene portato a termine dall’interessato. Ma nel percorso iniziale si sarà generata condivisione culturale, di esperienza e di idee.”
Nel kilometro digitale, cito sempre Benedetti, “oltre che a ottimizzare le risorse, c’è il vantaggio di condividere conoscenze, idee, esperienze che portano più energia e dinamicità a vantaggio di tutti” confidando “nella spinta della “new normal economy” che chiama fortemente a un aumento della competitività e dell’innovazione che va anche implementata coinvolgendo più attori per aumentare la forma propulsiva”.
Nel rilancio economico della città un ruolo non secondario dovrebbe averlo anche il nostro caro, vecchio ospedale, la più grande azienda per dipendenti e volume d’affari della città. Oggi più pomposamente si chiama “Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia”, ma non dobbiamo dimenticare i tempi in cui venivano da tutta Italia a farsi curare nelle eccellenze dei nostri reparti.
Le competenze regionali in materia ci sono chiare, ma non dobbiamo rassegnarci a un ruolo secondario del nostro ospedale e lottare tenacemente per farlo diventare una delle strutture più ambite d’Italia, sia per attrarre medici di eccellenza, sia per dare una assistenza medica di livello internazionale con tutto l’indotto conseguente.
Potrei proseguire a lungo ma per brevità aggiungo solamente un ulteriore punto che potrebbe avere ricadute economiche importanti e immediate: la manutenzione della città.
Molte strade, marciapiedi ed edifici pubblici e privati versano in condizioni pietose e inaccettabili. Piuttosto che a opere faraoniche dobbiamo pensare a una miriade di piccoli interventi di manutenzione di importo tale che possano essere appaltate a piccole imprese artigianali e industriali friulane, se non udinesi, dando loro opportunità di lavoro e alla città finalmente un minimo di decoro.
Prima di tutto deve venire Udine. Prima delle ambizioni personali. Prima di parlare dello spessore di certe candidature improvvisate. Prima dei giochi nei partiti e tra i partiti, nelle civiche e fuori dalle civiche. Prima delle trattative e delle spartizioni tra candidati al parlamento, alla regione e al comune. Prima degli interessi di parte.
Prima Udine, convinta, attiva, che condivide un progetto organico di rilancio.
Prima Udine con il dialogo con i cittadini, con gli operatori economici, i professionisti, le persone che vogliono bene alla città e la vogliono preservare per i loro figli e i loro nipoti, senza imporre scelte approssimative.
Prima Udine anche per quelli che sono venuti con le loro famiglie da paesi lontani a vivere e lavorare nella nostra città nel rispetto reciproco.
Prima Udine per tutti i giovani udinesi e friulani che hanno dovuto in questi anni cercare lavoro all’ estero o lontano da casa e che vorrebbero ritornare in una città forte economicamente e all’ avanguardia dal punto di vista sociale.
Tutti insieme, certo, perché ha ragione l’arcivescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato quando afferma che ci si deve interrogare su “come attraversare altri sconvolgimenti epocali senza smarrire l’identità delle comunità e rafforzare una rete virtuosa di collaborazione” e suggerisce le “frecce direzionali” per chi si impegna a livello politico e amministrativo per custodire la socialità delle comunità, che dovrebbe essere “primo obiettivo della buona politica: avvicinarsi, proteggere, condividere, appartenere”.
Enrico Bertossi